La storia del 68enne di Cosenza che ha donato 110 volte. Un percorso iniziato per caso, una passione e un impegno tramandato anche alla famiglia

 

È opinione comune considerare che le cose più belle avvengano sempre per caso, quando meno le si aspetti. E probabilmente anche la storia che raccontiamo qui oggi rientra tra queste. Il protagonista è Carmine Aquila, 68 anni, di Cosenza. Nei giorni scorsi ha effettuato la donazione numero 110, tanto che per complimentarci commentiamo dicendogli che “mancherebbe solo la lode”. E lui risponde: «È vero, spero davvero di prenderla, anche se sono ai limiti dell’età consentita».

 

Tutto inizia, come detto, per caso. L’anno è il 1976: «Ero impegnato nel servizio militare e con i miei commilitoni stavamo guardando l’ultima tappa del mondiale di Formula 1 che James Hunt soffiò a Niki Lauda. In quel momento giunge in caserma una richiesta di sangue dall’ospedale Sant’Orsola di Bologna per una donna che aveva appena partorito. Fino a quel momento non avevo mai pensato di donare, ma lì per lì mi resi subito disponibile». E da quel giorno non si è più fermato.

 

A parte nell’anno di sospensione a seguito del vaccino anti-malaria che aveva dovuto fare per recarsi in Africa, quello tra la donazione e Carmine è un legame che non si è mai interrotto, anzi. Ogni anno per il suo compleanno, è nato il 14 luglio, «il regalo personale che mi faccio è quello della donazione. È un gesto che mi trasmette gioia e consapevolezza di fare qualcosa di utile per chi ha bisogno e non soltanto perché ho un gruppo sanguigno raro (0 Rh negativo, ndr). Sono contento perché sto bene e posso rendermi utile». Dopo le prime raccolte, Carmine prosegue il suo impegno volontario con l’Avis Comunale di Cosenza, tramandando il suo impegno e la sua passione anche in famiglia: «Mio figlio è donatore – racconta con la voce che non riesce a nascondere l’emozione – tant’è che per la mia 110ecima siamo andati insieme. Anche mia moglie ha donato prima di doversi fermare per qualche problema di salute, mentre mia figlia ha scelto di diventare medico: cardiologa, per la precisione». A dimostrazione di quanto la testimonianza diretta rappresenti il veicolo più potente di promozione della solidarietà.

 

È contento Carmine, lo sa quanto importante sia il traguardo appena tagliato, eppure si avverte un pizzico di malinconia mentre parla: «Soffro già di nostalgia perché so che tra poco tempo, per sopraggiunti limiti di età, dovrò fermarmi. Sono però soddisfatto della sensibilità che sono riuscito a stimolare nelle persone accanto a me – conclude – Ogni giorno parlo con chi conosco per spiegare l’importanza di intraprendere questo cammino: resterò sempre in Avis fino a quando potrò per sensibilizzare quante più persone possibili, giovani in particolare».