Giacomo e Sarah, studenti di Castelfranco Veneto, raccontano la loro storia e i motivi che li hanno spinti a iniziare a compiere questo gesto di solidarietà
Certe sensibilità o si hanno o no. E quando la risposta è “sì”, nella maggior parte dei casi occorre adoperarsi affinché quel sentimento venga condiviso anche da altre persone. Protagonisti di questa storia sono Giacomo e Sarah, entrambi di 19 anni, entrambi studenti. Lui è all’ultimo anno di Ragioneria, ad indirizzo Relazioni internazionali e marketing, lei al primo anno di Scienze Infermieristiche. Vivono a Castelfranco Veneto in provincia di Treviso.
Oltre che delle materie economiche, Giacomo è appassionato di viaggi: «Mi piace muovermi – racconta – tant’è che una volta terminata la scuola il mio desiderio sarebbe quello di andare a studiare alla Ca’ Foscari, l’università di Venezia». Ma il motivo per cui parliamo con questo ragazzo è un altro. Giacomo, da poco tempo, ha intrapreso un percorso straordinario: ha iniziato a donare il sangue insieme all’Avis Comunale. L’esempio ce l’ha accanto: «Mia mamma è un’ex donatrice e come lei anche alcuni miei zii. Devo dire che quello della donazione è un gesto che caratterizza la maggior parte delle persone che ho intorno, amici in primis».
E così scopriamo che dietro alla scelta di Giacomo c’è Edoardo, il suo migliore amico, che appena compiuti i 18 anni lo ha convinto ad andare all’ospedale di Castelfranco per prendere informazioni su come fare per iniziare. «Lui ha cominciato subito – ricorda Giacomo – mentre io ho preferito aspettare la fine dell’anno scolastico. Decisivo è stato poi l’incontro organizzato nella mia scuola con i volontari di Avis che ci hanno illustrato le attività dell’associazione e a cosa servono gli emocomponenti donati».
Un incontro che ha dato la spinta a intraprendere questa scelta anche a Sarah: «L’idea di donare ce l’ho sempre avuta, ma incontrare chi ogni giorno si impegna per promuovere l’attività di questa associazione mi ha convinto definitivamente e con Giacomo ci siamo messi d’accordo per iscriverci ad Avis. Sono contenta e orgogliosa di aver intrapreso questo percorso». Anche perché nella sua famiglia lei è l’unica donatrice e l’opera di “convincimento” è già iniziata, visto che, a quanto racconta, «mia mamma vorrebbe iniziare». Una sensibilità spiccata nel dare una mano a chi ha bisogno, quella di Sarah, tanto da aver intrapreso un cammino universitario prezioso come quello di Scienze Infermieristiche: «Rendermi utile fa parte di me e del mio modo di essere – conclude – ecco perché mi impegno a coinvolgere anche chi mi sta accanto. Se si può aiutare il prossimo, perché non farlo?».
La cosa bella mentre parliamo è percepire l’assoluta tranquillità e serenità che ha accompagnato e accompagna le scelte di entrambi. In particolare di Giacomo: «Sono sempre stato sicuro che tutto sarebbe andato per il verso migliore, fin dal mio ingresso al centro trasfusionale. Credo sia un qualcosa che ciascuno di noi dovrebbe fare – conclude – ho cercato di convincere anche mio padre che qualche tempo fa, dopo la donazione, non si era sentito benissimo. Gli ho spiegato che può capitare e non deve essere motivo di fermarsi: tanti pazienti hanno bisogno di noi donatori e questo dovrebbe dare la consapevolezza di quanto fondamentale sia ciò che facciamo».